Antonio De Curtis principe di Bisanzio |
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«Totò è morto questa notte a Roma. Il decesso è avvenuto per arresto cardiaco alle 3,25 e vani sono stati i tentativi dei medici di tenerlo in vita».
Al termine dello strombazzare della sigla dell'edizione pomeridiana del Telegiornale Rai, in quel 15 aprile di 45 anni fa, il telecronista annunciava con voce mesta la scomparsa, dolorosa e commossa, di colui che è stato ed è uno dei più grandi attori del cinema e del teatro italiano. Forse il più grande ed incompreso.
I
TRE FUNERALI. Dopo
il funerale romano, seguito da una folla oceanica, la salma fu
condotta a Napoli per il secondo dei funerali curato ed organizzato
da Nino Taranto, prima della tumulazione al cimitero del pianto.
Ma il popolo di Totò volle anche un terzo funerale, quello del quartiere in cui era nato e cresciuto, la Sanità. Fu un guappo a farsi promotore di questa iniziativa, a distanza di tre mesi dalla morte dell'artista: il funerale fu celebrato con una bara vuota, nel cuore di Napoli.
Ma il popolo di Totò volle anche un terzo funerale, quello del quartiere in cui era nato e cresciuto, la Sanità. Fu un guappo a farsi promotore di questa iniziativa, a distanza di tre mesi dalla morte dell'artista: il funerale fu celebrato con una bara vuota, nel cuore di Napoli.
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